Nato sul suolo africano dell'Eritrea, ma cresciuto a Genova, è considerato - insieme con Fabrizio De André, Umberto Bindi, Luigi Tenco e Gino Paoli - tra i fondatori e maggiori esponenti della cosiddetta scuola genovese dei cantautori (alla quale sarebbe poi stato assimilato anche Piero Ciampi). L'inclinazione artistica di Lauzi si manifesta piuttosto precocemente. Sono gli anni cinquanta quando, insieme all'amico Luigi Tenco, compagno di banco al ginnasio con il quale condivide la passione per le pellicole musicali e per il jazz, forma un gruppo musicale e inizia a scrivere i primi brani. Il debutto discografico avviene nel 1962: con lo pseudonimo di Miguel e i Caravana incide due canzoni in dialetto genovese (giocando con le assonanze tra la lingua brasiliana e questo dialetto), e O frigideiro, oltre ad ottenere un discreto successo, gli apre le porte del cabaret: viene infatti chiamato al Derby Club di Milano per effettuare alcuni spettacoli. Il successo con il suo vero nome, però, avviene con una serie di canzoni: Ti ruberò, Margherita, Viva la libertà, Ritornerai, e Il poeta (scritta nel 1963 e considerata dalla critica uno dei manifesti della scuola genovese), che verrà incisa da Gino Paoli. È del 1965 la sua unica partecipazione al Festival di Sanremo con il brano Il tuo amore, un valzer che riecheggia atmosfere francesi, che viene ignorato dalle giurie e non viene ammesso alla finale. Bruno Lauzi Al filone romantico Lauzi alterna spesso canzoni umoristiche, come la già citata O frigideiro e Garibaldi blues. Questo aspetto del suo talento creativo lo porterà successivamente a collaborare con comici e cabarettisti quali Lino Toffolo ed Enzo Jannacci, per i quali scrive diverse canzoni, tra cui Il metrò e Ragazzo padre. Nel 1970 Lauzi inizia la collaborazione con Mogol e Lucio Battisti, che lo portano alla loro casa discografica, la Numero Uno, e scrivono a loro volta per lui diversi motivi di successo: Mary oh Mary, E penso a te, Amore caro, amore bello, L'aquila e Un uomo che ti ama. Alla Numero Uno l'artista conosce un giovane cantautore napoletano, Edoardo Bennato, con cui scrive Lei non è qui... non è là. Negli anni settanta, Lauzi è tra i primissimi personaggi dello spettacolo a intervenire in trasmissioni delle prime televisioni private, allora agli albori. A Telebiella si esibisce in un concerto precedentemente rifiutato dalla RAI. La sua presenza nella piccola emittente piemontese avrà grande riscontro sulla stampa nazionale. Il 30 giugno del 1995, a pochi giorni dalla scomparsa di Mia Martini, partecipa all' "Omaggio a Mia Martini" organizzato a Lamezia Terme da Ruggero Pegna, cantando "Piccolo Uomo", che trasforma per l'occasione in "Piccola Donna". Lo spettacolo è trasmesso da Rai Due in differita il 20 luglio. Negli ultimi anni di vita, nonostante la sofferenza per la malattia (si ammala di una grave forma di morbo di Parkinson) Lauzi conserva intatta la sua straordinaria verve, la schiettezza e il grande senso dell'ironia, che lo porta persino a indirizzare una lettera a Mr. Parkinson. In questo ambito promuove diverse iniziative per la raccolta di fondi per lo studio e l'assistenza agli ammalati di Parkinson e pubblica dischi e poesie appositamente dedicati. Colpito da un cancro al fegato in aprile, muore nell'ottobre 2006. A giugno del 2005 era uscito il suo ultimo romanzo, dal titolo curioso "Il caso del pompelmo levigato", edito da Bompiani, mentre nel 2006 aveva partecipato alla realizzazione del disco-tributo ... a Pierangelo Bertoli (pubblicato per ricordare il cantautore di Sassuolo) interpretando Sera di Gallipoli. Al suo nome è stata dedicata l'edizione 2006 del Premio Tenco.